Intanto, cosa si intende pianificare?
Creare un programma con un obiettivo finale e con tutti gli step intermedi per raggiungere quell’obiettivo. Questo è il lavoro essenziale che si fa anche nel coaching, ovviamente dove la persona che deve ottenere un determinato risultato (personale o professionale), è affiancata (e spesso spronata) dal coach nella creazione di un piano d’azione dettagliato e concreto.
Nella stragrande maggioranza dei casi, una buona pianificazione prevede anche una scadenza, cioè un termine temporale entro il quale il target deve essere centrato.
Come ti accennavo, questo può riguardare sia la sfera professionale (un importante lavoro da finire, una promozione da conquistare, un nuovo campo da conoscere…), che ovviamente quella privata (una determinata forma fisica da ottenere, la casa da cambiare, un viaggio da realizzare…).
Esistono metodi precisi anche per creare un obiettivo, che per essere tale deve rispondere a determinati requisiti (e in questo le tecniche di Coaching e di Programmazione Neuro Linguistica sono ben specifiche a riguardo); ma oggi, ciò di cui mi interessa parlare riguarda la pianificazione, i suoi pro e i suoi contro.
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Sembra strano parlare di “contro” della pianificazione, specie in un’epoca in cui gli impegni quotidiani sono talmente tanti, che si rischia di esserne sopraffatti.
Quindi ci insegnano che è bene avere le idee chiare, farsi uno “schemino” delle cose da fare e poi partire seguendo, punto dopo punto, ciò che si è programmato.
Da una parte non c’è nulla di sbagliato in questo; ma quando crei un piano d’azione, devi tenere in considerazione alcuni importanti elementi:
- Datti scadenze reali: né troppo difficili da rispettare, né una troppo in avanti con i tempi. Nel primo caso rischieresti di partire già scoraggiato e con la consapevolezza di non potercela fare e nel secondo, di lasciarti prendere dalle mille altre attività sapendo che tanto “c’è tempo per quella cosa”.
- Se l’obiettivo è di difficile realizzazione, magari occorrerà effettivamente più tempo, quindi per non perderti, crea delle “sotto-scadenze”, degli step intermedi, che ti daranno la possibilità sia di sapere sempre a che punto sei, sia di verificare se ciò che stai facendo porta i risultati che ti aspettavi e se stai rispettando i tuoi termini.
- Pianifica il riposo. Sembra una banalità, ma è tutt’altro che ovvio. A volte siamo così entusiasti o presi da un progetto, che creiamo il nostro programma mentale senza considerare che servono degli stacchi. Senza di quelli sarebbe come procedere in apnea… che è giustificabile se la scadenza è a brevissimo tempo, ma è un disastro se invece ci si mette di più. Quindi, ricordati di lasciare lo spazio per le giornate che ti sappiano ricaricare, altrimenti il risultato finale potrebbe non essere dei migliori.
- Focalizzati solo sulla pianificazione degli step essenziali: il resto è troppo variabile perché tu possa averne il pieno controllo, quindi punta all’obiettivo senza irrigidirti con troppe date/orari/impegni.
- La cosa più importante di tutte: sii flessibile. A volte capita di dover affrontare dei contrattempi, o di incontrare difficoltà che non si erano prese in considerazione al momento della famosa pianificazione. Niente panico. Parti nella consapevolezza che il piano è delineato da te, ma che potresti trovarti nella condizione di cambiare strada e di revisionare i tuoi programmi. Se hai ben chiaro l’obiettivo finale, questo non ti fermerà e anzi potresti trovarti con “facilitazioni” inaspettate, o nuovi punti di vista. Siamo in continuo movimento, quindi tutto può mutare.
Il contro della pianificazione è proprio questo: molte persone tendono a focalizzarsi così tanto su scadenze e attività da seguire in modo specifico, che quando – come è normale che sia – arriva un “intoppo”, si fanno prendere dall’ansia o dallo scoraggiamento, demotivandosi rispetto a ciò che vogliono.
L’iper-pianificazione è dannosa: è utile avere una “strada segnata” (se lo fai su carta e penna funziona anche meglio!), ma poi i percorsi per arrivare al punto di arrivo possono essere svariati e bisogna metterlo in conto.
In sostanza, se non pianificare nulla si traduce con “improvvisare” (cosa che raramente porta ai risultati sperati); pianificare troppo crea più confusione che altro, se non si ha la giusta dose di flessibilità mentale che ti permette di variare direzione e creare un altro percorso per raggiungere il tuo obiettivo.
Sul lavoro, come nella vita privata, è fondamentale, altrimenti rischi o di diventare uno che si lascia trasportare dagli eventi, oppure uno che non sa come affrontarli.